| c'è ancora una speranza. ripreso da motonline.com Il direttore della corsa, Etienne Lavigne, annuncia un grande evento per il 2009. Rinuncia all'Africa? Reazioni positive in Francia e Portogallo, negative in Mauritania. La delusione dei piloti. Chi sono i terroristi
Una "Dakar" senza la sabbia, i sassi e il deserto dell'Africa potrà essere ancora una "Dakar"? E' questo l'interrogativo del giorno successivo la grande rinuncia dell'ASO (Amaury Sport Organisation), la società che gestisce il grande meeting annullato ieri per l'incombente rischio di attentati terroristici in Mauritania, dopo il barbaro assassinio di quattro turisti francesi il 24 dicembre scorso. Etienne Lavigne, direttore del rally, ha affermato con forza: "La storia non finisce qui! Abbiamo numerose idee e già per il 2009 riproporremo la corsa e dovrà essere un evento memorabile". Lavigne è stato recentemente in Sud America, e il suo viaggio potrebbe essere legato proprio all'eventualità di trasferire in quelle terre altrettanto avventurose, ma meno pericolose dal punto di vista del terrorismo, la "Dakar". Sull'annullamento del rally, Lavigne nel corso della conferenza stampa di ieri è stato laconico: "Sulla corsa pesava un clima di forte insicurezza ambientale dopo l'uccisione dei quattro turisti francesi e anche di tre militari della Mauritania. Il governo francese ci ha chiesto formalmente di bloccare la partenza della corsa, anche perché informazioni in suo possesso e un comunicato di Al Qaeda facevano esplicitamente riferimento alla Dakar e a possibili attentati. Era la decisione più difficile da prenderla, ma bisognava prenderla. Per rafforzare la sua richiesta, la Francia ha invocato la ragion di Stato, e la ragion di stato non si spiega e non si discute". Sulla stessa linea si è espresso Pedro Silva Pereira, ministro della Presidenza del Portogallo, il Paese da cui il rally sarebbe dovuto partire: "E' una decisione che ci dispiace, ma che comprendiamo. La sicurezza è il primo valore da tenere in considerazione in casi come questo". Ovviamento gli ha fatto eco il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, che ha dichiarato di aver apprezzato il coraggio degli organizzatori nel rinunciare alla corsa nonostante gli altissimi interessi economici in gioco". Critica invece la reazione dell'ambasciata della Mauritania a Parigi, che ha negato l'esistenza di minacce tali da compromettere lo svolgimento del rally: "Avevamo preso tutte le misure necessarie a consentire il passaggio della Dakar nelle più soddisfacenti condizioni logistiche e di sicurezza". E i piloti? Lo sconcerto regna sovrano. Un anno di allenamenti, di ricerca degli sponsor, di spese, di speranze gettato al vento. Non è cosa facile da digerire. Due piloti portoghesi hanno deciso di prendere egualmente la partenza almeno in modo simbolico: Nuno Santos e Joao Rolo partiranno oggi (sabato 5) da Lisbona con le loro KTM accompagnati da una cinquantina di persone. Raggiungeranno il Marocco, quindi faranno ritorno l'11 gennaio. La delusione è fortissima, ma i segnali premonitori non erano mancati: in passato erano già state cancellate tappe in Algeria, nel Niger e nel nord del Mali, sempre a causa delle minacce terroristiche. Il GSPC (Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento), nato nel 2000 dal GIA (Gruppo Islamico Armato) ha iniziato con attentati in Algeria nel 2001, quindi ha stretto legami con i gruppi jihadisti attivi in Marocco e Libia e con la rete di Al Qaeda. Addirittura fonti di "intelligence" americana stimano che almeno un quarto dei kamikaze fattisi esplodere in Iraq sia di origine Maghrebina. Campi di addestramento del GSPC si trovano nel deserto meridionale algerino e sono frequentati anche da volontari provenienti dal Niger, dal Mali e dalla Mauritania. L'annullamento della Dakar 2008 è una vittoria del terrorismo internazionale? – E' stato chiesto ad Etienne Lavigne al termine della conferenza stampa di Lisbona. "Con grande tristezza devo ammettere di sì" – ha risposto il direttore del rally.
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